Le tavolette di Tartaria

      L’acqua passa, le pietre restano. Proverbio rumeno.

     Lo sapevate che le ossa umane più vecchie, alcune delle più vecchie pitture rupestri, il più vecchio insediamento agricolo e la più vecchia civiltà Europea sono stati trovati sul territorio della Romania? Lo sapevate che oggi i discendenti di questi primi Europei si trovano dappertutto in Europa? Lo sapevate che, all’epoca in cui l’Impero Romano distruggeva Gerusalemme e dispargeva gli Ebrei, Roma doveva pagare un tributo alla popolazione presente sul territorio della Romania?

      Situata all’incrocio tra le vie antiche e medioevali che collegano l’Est e l’Ovest e il Nord e il Sud, e quindi di importanza strategica, ed essendo la zona più ricca di risorse naturali del mondo in rapporto alla superficie, la Romania ha rappresentato da sempre fonte di interesse per coloro che detenevano il potere militare, dall’Impero Persiano, dai Greci e dai Romani fino ad innumerevoli tribù migratorie asiatiche, agli Imperi Ottomani, Russo e Asburgico e all’Unione Europea di oggi. Non c’è da stupirsi quindi che la storia della Romania, uno dei pochi popoli della storia che non ha mai cercato di conquistare altri popoli, assuma molte forme, in funzione degli interessi. Alcuni dicono che in realtà i rumeni sono albanesi che hanno girato con le pecore per l’Europa fino a quando si sono stabiliti in Romania e hanno deciso di iniziare a parlare una lingua latina. Alcuni dicono che sono i discendenti dei colonialisti dell’Impero Romano. Altri dicono che in realtà essi sono slavi che nel XIX secolo hanno deciso di non parlare più la loro lingua slava e di punto in bianco hanno deciso di iniziare a parlare il rumeno. Ma vediamo cosa dicono le prove storiche.

      Dal punto di vista archeologico la Romania è praticamente una terra vergine. Ma negli ultimi tempi hanno avuto luogo scoperte rimarcabili. Nel 2002 le più vecchie ossa umane dell’Europa sono state ritrovate nella “Grotta con le ossa”. La datazione delle ossa dimostra che esse risalgono a 40.000 anni fa. Nel 2009 delle pitture rupestri risalenti a 35.000 anni fa, tra le più antiche del mondo, sono state ritrovate nella “Grotta Coliboaia”. Il più antico insediamento permanente dell’Europa è stato ritrovato sulla riva del Danubio a Schela Cladovei. Un insediamento simile è stato trovato sull’altra riva del Danubio a Lepenski Vir in Serbia. Recentemente il governo ha iniziato la costruzione di alcune autostrade e i rinvenimenti lungo il tracciato hanno mostrato quanto nel Neolitico la zona fosse densamente popolata.

     Tuttavia, le scoperte più sorprendenti sono quelle legate alla civiltà dei Cucuteni, la più antica d’Europa. Questa civiltà porterà alla nascita di altre civiltà a Sud e a Ovest, come saranno le culture dei Vinca, degli Hamangia, dei Boiani. Antica di circa 8.000 anni, la civiltà dei Cucuteni è considerata la prima civiltà d’Europa, sviluppandosi in Romania, in Moldavia e in parte dell’Ucraina. Si estendeva per migliaia di chilometri quadrati e conteneva decine di insediamenti e aveva centinaia/migliaia di case. L’agricoltura e l’allevamento, la creazione di attrezzi, vestiti ed armi scandivano la vita quotidiana. Essi erano in grado di lavorare il rame e diverse leghe, l’oro e l’argento. Di conseguenza commerciavano con le popolazioni vicine. Ma pare che la loro principale preoccupazione fosse la ceramica. I loro vasai hanno creato dei veri capi d’opera. Per 1.500 anni hanno creato oggetti di ceramica che con l’aiuto dei simboli trasmettono i sentimenti di colui che le ha creati. Eleganti, minuziosamente lavorati, le forme sono eseguite in maniera armoniosa. Altri sono rigidi e si assomigliano, suggerendo che erano prodotti in serie. Molti di essi rappresentano animali, importanti nella vita quotidiana. Altri sono ricoperti di scene mitologiche e probabilmente erano usati per scopi religiosi, idoli femminili, vestiti o meno, con una maschera o senza. Le maschere sono cerimoniali, hanno forma di animali. Molti sono ricoperti con simboli che verranno utilizzati per migliaia di anni.
La civiltà dei Cucuteni pratica un rituale curioso, per il quale il morto era bruciato nella propria casa e la casa insieme a lui, ripulendo in questo modo il loco per la casa successiva. Questo rituale faceva consumare molto legno e probabilmente la desertificazione massiccia ha causato la fine di questa civiltà. Riguardo ad essi abbiamo più domande che risposte.
Nella loro civiltà non c’era la schiavitù rispetto che in altre civiltà ed era fondata su principi di uguaglianza e democrazia. Il fatto che questa civiltà preistorica europea fosse basata su tali valori nobili, democratici ed egualitari è la scoperta più sorprendente che si sia mai avuta fino ad ora, più importante di qualsiasi reperto trovato. Ciò è in contrasto con quello che abbiamo conosciuto fino adesso e dimostra che gli Europei preistorici non erano barbari per metà scimmie, così come abbiamo creduto. Le ipotesi presentate dagli archeologi e il falso credo che Dio all’inizio abbia creato solo due esseri umani, anche se la Bibbia nel racconto di Caino dice chiaramente che oltre ad Adamo ed Eva sono stati creati anche altri essere umani, ci hanno inculcato nell’inconscio l’idea che lo sviluppo umano è lineare e proviene da un solo luogo. I reperti ritrovati sia nell’Europa occidentale e sia nell’Europa orientale dimostrano che questi uomini non erano in nessun modo inferiori rispetto a noi. Essi ci portano a riformulare la storia dell’Europa e l’origine degli Europei. In base alle scoperte rimarcabili fatte nell’ultimo periodo, alcuni ricercatori, come Louis della Valle, Gordon Childe, Rosch Gimpera, William Schiller, suggeriscono che non è mai esistita una migrazione indoeuropea e che i Traci e i Celti sono in realtà i primi Europei (indigeni) e che in realtà alcune migrazioni hanno avuto luogo inversamente. Per esempio, si sa che un piccolo numero di tribù indiane è discendente da alcune tribù di Traci andati via dall’Europa (Cambridge, storia dell’India, 1922).
Pare che la metallurgia fosse una preoccupazione importante della civiltà dei Cucuteni e delle altre civiltà citate. Durante gli scavi del 2011 nel cantiere dell’autostrada vicino a Sibiu è stato scoperto il più antico insediamento neolitico della Romania e tra i reperti si trova anche un carretto di ferro. Insieme alla ruota di ferro trovata a Ljubliana e al toro sulle ruote appartenenti alla civiltà dei Cucuteni, questa scoperta rende l’Europa il posto più probabile dell’invenzione della ruota. La ruota è così importante che molte persone immaginano che sia stata scoperta presto nella storia dell’umanità e probabilmente sia stata lavorata dalla pietra. Però l’archeologia mostra che per buona parte della storia dell’umanità semplicemente non c’era bisogno della ruota, perciò non è stata inventata. Quindi, quant’è vecchia la ruota? Le testimonianze più antiche risalgono a 5.600 anni fa e appartengono alla civiltà dei Cucuteni. Si pensa che le slitte fatte rotolare sui tronchi si siano evolute e nel tempo siano passate alle ruote e agli assi. Hanno anche fatto ruote dandogli delle forme, come per esempio un toro mobile.

      Le tavolette di Tartaria contengono la più antica forma di scrittura del mondo.
Quando negli anni ’60 l’archeologo Nicolae Vlasa ha scoperto a Tartaria le tre tavolette di argilla molto discusse, ancora non si sapeva a quale cultura appartenessero, ma ulteriori ricerche hanno attestato che i frammenti scoperti nel 1875 da Sofia Turma contengono gli stessi simboli, come per l’intera cultura Vinca della Serbia e della Bulgaria. Si tratta di simboli semplici, incisi sia nella ceramica bruciata e sia nella ceramica non bruciata e fatta asciugare al sole, che rappresentano un’unità, quantomeno culturale, del periodo compreso tra il 6000 a.C. e il 4000 a.C.
Nel 2003 il ricercatore italiano Marco Merlini ha bussato a tutte le porte, dall’Accademia alla Facoltà di Storia e Archeologia, cercando di ottenere informazioni riguardo le tavolette di Tartaria e nessuno ha voluto fornirgli informazioni, affermando che sono semplicemente dei falsi. Egli ha studiato per molti anni la cultura Vinca e ha scoperto oltre 300 reperti con scritti legati alla cultura Vinca. Le tavolette di Tartaria non si sono potute datare utilizzando il C14 perchè i ricercatori le avevano bruciate e lavate per vedere meglio e ogni informazione che si sarebbe potuta ottenere tramite il carbonio radioattivo è stata distrutta. Insieme alle tavolette erano state trovate anche delle ossa sepolte e si è pensato che, se fossero state sepolte insieme, devono risalire alla sepoltura della persona a cui appartengono le ossa, se non addirittura ad un periodo precedente. Le ossa sono state analizzate dal ricercatore Merlini e si è scoperto che appartenevano ad una donna e risalgono a 7.500 anni fa. Quindi per la prima volta le tavolette si sono potute datare. Gli scritti di Tartaria risalgono a 2.000 anni prima degli scritti sumerici. Questa scoperta fu confermata già nel 1961 dall’Istituto di Archeologia di Mosca e ripresa ulteriormente dagli Americani nel 1970.
Le tavolette vengono ricordate nel primo volume della “Storia dei rumeni” pubblicato dall’Accademia Rumena a partire dal 2001. Le tre tavolette vengono riprodotte, vengono descritte dal punto di vista archeologico, vengono descritti il sito e tutti gli altri reperti scoperti nello stesso luogo, ma l’autore, un ricercatore dell’Istituto di Archeologia di Iasi, giunge alla conclusione che si può arrivare ad una soluzione scientifica riguardo gli scritti di Tartaria soltanto aspettando nuove scoperte e nuove ipotesi di interpretazione. Nello steso anno a Parigi la casa editrice Flammarion ha pubblicato “La storia della scrittura: dall’ideogramma al multimediale”. Il primo capitolo del libro si intitola “I precursori della scrittura della lingua rumena” e l’autore, un francese che non aveva né interessi economici, né politici, né ideologici o di altra natura, afferma che gli scritti di Tartaria occupano un posto estremamente importante nella storia della scrittura mondiale e casualmente il primo capitolo è dedicato alla cultura Turdas-Vinca e si evince l’importanza delle tavolette di argilla di Tartaria, senza aspettare altre scoperte e ipotesi interpretative, come solitamente si cerca di rimandare e non riconoscere il valore delle proprie scoperte.
In realtà le tavolette di Tartaria si trovano in diversi musei occidentali. Al museo di Graz si trovano in una vetrina a parte, mentre al museo di Storia e Archeologia di Cluj si trovano in una vetrina con una didascalia in cui c’è scritto “scritti di tipo sumerico”.
Se osserviamo con attenzione le tre tavolette di Tartaria, possiamo notare che sulla tavoletta grande di forma circolare ci sono tre o quattro segni presenti anche nella cultura Vinca del Sud del Danubio, soprattutto in Serbia e in alcuni luoghi della Bulgaria.
Il problema della scrittura nella valle del Danubio è vecchio ed è stato abbordato con grande reticenza, soprattutto da parte dei ricercatori rumeni, ma esiste una tradizione risalente a forse più di 100 anni che andrebbe citata.
Nel 1875 dei contadini del villaggio Turdas avevano segnalato al maestro della scuola del villaggio che sulla riva del fiume Mures erano stati trovati dei frammenti, i quali sono stati raccolti dall’archeologa Sofia Turma e oggi si trovano nel seminterrato del museo di Storia di Cluj.
Quando negli anni ’90 sono state aperte le frontiere con l’Occidente, nel 1991, Harold Harmann, un ricercatore, pubblica “La storia mondiale della scrittura” e riedito del 1994, nel quale pubblica un inventario dei frammenti delle tavolette rinvenute. Per la prima volta negli anni ’90 veniamo a conoscenza dell’esistenza di alcuni scritti nella valle del Danubio.
In base alle ricerche di Maria Gimbutas, Harmann parla di una cultura vecchia d’Europa unificata, ubicata in una zona del corso inferiore e superiore del Danubio, che comprende diverse culture, in particolare quelle dal VI millennio a.C. fino al IV millennio a.C. e crea un inventario unitario della scrittura. Harmann ha inventato l’espressione “scrittura vecchia europea”.
Da un lato possiamo osservare un’unità tra i frammenti trovati a Turdas nel 1875 e quello che i serbi e i bulgari scoprono nel 1908-1910. La cultura verrà poi chiamata Turdas-Vinca. Tra il VI millennio a.C. e il IV millennio a.C. è stata usata una forma di scrittura unitaria, considerata fino a quei tempi una scrittura artigianale dei simboli, che veniva usata nei vasi di argilla, nei frammenti funerari, nei mandrini e negli amuleti magici fatti di argilla. Queste ceramiche sono state raccolte e inventariate. Mostrano la presenza di un’unità culturale su entrambe le rive del Danubio.


Fonte: Thraxus Ares.

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