Cultura delle tradizioni

      Durante il corso della storia, le popolazioni che hanno vissuto per molto tempo nello stesso luogo hanno creato culture ricche. Questo è anche il caso del popolo rumeno che oggi mostra una delle culture e uno dei folklori più ricchi del pianeta e soltanto popoli come quello cinese, più numerosi e abitando su una superficie più grande, si possono paragonare con la diversità sorprendente trovata nella zona rumena.

     Come dimostrano le esperienze di coloro che in passato hanno cercato di farlo, letteralmente non basta una vita intera per conoscere uno di questi ambiti. Costruita attorno a valori, simboli, stili e tradizioni comuni, ogni zona geografica ha creato il proprio folklore e all’interno di essa province, città e villaggi hanno sviluppato le proprie culture locali. Tra queste zone geografiche, province, città e villaggi continuano a persistere diverse rivalità. Tutte queste culture locali condividono gli stessi valori che hanno radici nel lontano passato e che sono un testamento della resistenza e della continuità dei rumeni.

      Gli abiti di un contadino rumeno del XIX secolo sono identici a quelli dei Daci di duemila anni fa. I costumi popolari rumeni sono stati indossati fino al XX secolo, comprese le tipiche calzature daciche, i sandali, quando hanno iniziato ad essere usati soprattutto in occasioni speciali e quasi per niente dopo la IIª Guerra Mondiale. Essi mostrano la stessa esplosione di diversità caratteristica dell’intera cultura popolare rumena.

      Oggi i rumeni praticano ancora riti pre-Cristiani, antichi di migliaia di anni, sebbene la maggior parte di essi non ha più lo stesso significato religioso (originale) per coloro che li praticano. In alcuni luoghi si pratica ancora l’abitudine dacica di mettere un palo in cima alla tomba invece di una croce. Una credenza dacica era che, quando lascia il corpo, l’anima si trasforma in un uccello e per questo i pali sono ornati con diversi simboli e in cima si trova un uccello.
A differenza di altri Paesi europei, in Romania la transizione alla Cristianità è accaduta rapidamente, a causa della vecchia credenza dacica che l’anima è immortale. Ma come tutti i popoli europei i Daci avevano molte abitudini pagane legate alle stagioni e ai solstizi. I Daci avevano una propria usanza che cadeva attorno al giorno scelto dal Vaticano per rappresentare il Natale. L’usanza era legata all’uccisione dei cinghiali per aiutare la popolazione a passare gli inverni rigidi. L’usanza si è mantenuta anche dopo l’introduzione del Natale e oggi prima di Natale i maiali domestici vengono sacrificati ovunque in Romania.
Moltissime altre abitudini arcaiche legate all’inverno sono praticate ancora oggi, come l’orso e la capra. Molte usanze sono ereditate dai Romani, come la credenza nella Ursitoare, che determina il destino di un bambino, oppure il posizionamento di un abete (sostituendo il cipresso che non cresceva in Dacia) di fronte alla casa di un uomo morto.
I riti ereditati dai Romani combinano con quelli tipici dacici, come il festeggiamento di un morto oppure la commemorazione di tutti gli antenati, che oggi è una festa Cristiana (il giorno dei defunti).
Tra i diversi riti ancestrali praticati e tra i miti antichi si è mantenuto quello legato a Dragobete, l’equivalente del giorno di San Valentino. Si racconta che Dragobete era il figlio dell’anziana Dochia, che era una figlia del re Decebalo. Lui ha un proprio mito, legato al passaggio dall’inverno alla primavera. Dragobete è colui che chiude l’inverno e permette alla primavera di arrivare e alla natura di rinascere. Questo è il periodo in cui anche l’amore nasce e gli animali e gli uccelli si accoppiano. Le coppie che in questo giorno si fanno un certo numero di promesse rimarranno innamorate tutto l’anno.
Un’altra usanza antica è quella di dipingere le uova, oggi praticata per Pasqua. Questa usanza è praticata anche in Moldavia e nelle zone dell’Ucraina vicine alla Romania, più o meno nella stessa zona dove si è diffusa la cultura Cucuteni.
Un’altra usanza è l’uso del tulnic per trasmettere differenti messaggi. Si pensa che questo strumento fosse stato creato dai pastori tracici. Varianti di questo strumento sono state usate su tutto il territorio della Romania e non solo dai pastori. Nel Medioevo è stato usato da parte di differenti comandanti rumeni per trasmettere messaggi durante le battaglie.

       Alla fine del XIX secolo un’enorme diversità di proverbi rumeni è stata raccolta in otto volumi (circa 8.000 pagine). A quell’epoca questa raccolta è stata criticata, essendo incompleta. Ci sarebbe la necessità di un genio letterato inglese per mantenere nella traduzione inglese la semplicità e le rime di questi proverbi. Questi sono alcuni. “Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.” “L’uomo casalingo d’inverno fa il carro e d’estate la slitta.” “Chi corre dietro a due lepri, non ne prende nessuna.” “Essere uomo è una grande cosa, essere signore è una casualità.” “Non dare via il passero nella mano per il corvo sul recinto.” “Con la pazienza attraversi il mare.” “Il cane che abbaia non morde.” “Non lasciare per domani quello che puoi fare oggi.” “Quello che a te non piace, non farlo ad altri.” “Chi si alza presto la mattina, arriva lontano.” “I conti di casa non conciliano con quelli del mercato.” “Quello che è troppo non è sano.” “Il soldo è l’occhio del diavolo.” “Non ti allungare oltre la trapunta.” “Quando il gatto non è a casa, i topi giocano sul tavolo.” “La fretta rovina il lavoro.”

    Monumenti dell’UNESCO, le chiese di legno rumene sono un esempio spettacolare di creatività. Sono state costruite ovunque in Romania, ma specialmente nell’Ardeal, dove per secoli i sassoni, gli Ungheresi e gli Austriaci non hanno permesso ai rumeni di costruire edifici in pietra. Alcune di queste chiese assomigliano alle chiese di legno della Scandinavia.

     Le case e gli altri edifici rurali differivano nelle diverse zone geografiche, in base alle usanze locali e alle risorse naturali esistenti in zona. La creatività del popolo rumeno si è espressa anche nella creazione di porte di legno nei recinti. Questa usanza era praticata soprattutto nelle zone montuose, dove il legno si trovava in abbondanza.

     Anche il folklore rumeno è pieno di racconti, poesie e ballate. Esse affrontano ogni genere di argomenti, dalla famiglia del re Decebalo all’Imperatore Traiano, dai fuorilegge alla natura e alla vita quotidiana.


Fonte: Thraxus Ares.

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