I Traci
Dove una volta fiorivano la cultura Cucuteni e quelle che si sono staccate da essa, più tardi si trova la più antica civiltà d’Europa ed una delle meno conosciute: i Traci. Inizialmente chiamati “pelasgi” dagli autori antichi, i quali li consideravano autoctoni in Europa, il popolo dei Traci era formato da un numero grande di tribù, le quali occupavano l’intera Europa orientale e meridionale, dalla Russia occidentale fino all’Europa centrale e dall’Italia fino alla Turchia occidentale. Erodoto diceva che era il popolo più numeroso dopo quello degli indiani. Gli storici greci chiamavano il Mar Nero “il mare getico”, perché i traci abitavano attorno ad esso. Anche se erano più concentrati nelle odierne Romania e Bulgaria, e venivano chiamati “Geti” dai Greci e “Daci” dai Romani, i Traci sono emigrati anche nell’Europa centrale dove vivevano tribù come i Tyrageti, in Italia dove vivevano tribù come gli Etruschi, in Spagna dove vivevano tribù come gli Ilergeti, e così via. Molte fonti storiche dicono che anche i Goti erano discendenti dei Geti. Carolus Lundius, il ministro di Carlo XI di Svezia, dice che loro erano i discendenti dei Geti e che vivevano secondo le leggi di Zalmoxe. Lo storico goto Iordanes (VI sec.) dice che i Goti erano i discendenti dei Geti. Molte altre fonti antiche come Ovidio, Celso, Capitolino e gli autori della “Storia Augusta” descrivono i Geti come gli antenati dei Goti. Abbiamo anche molte prove circostanziali che i Goti erano Geti. Nel XIX secolo Jakob Grimm scrive che i nomi dacici delle piante raccolte dal medico greco Dioscorides si trovano anche in tedesco. Il Generale romano Belizarius, dopo che sconfigge i Goti, prende il nome di “Geticus” e non di “Goticus”. Il DNA dei Traci appartiene probabilmente all’aplogruppo I, oggi trovato in tutta Europa ed è l’unico ad essere nato in Europa e a non essere emigrato da nessuna parte.
Prima della nascita di Roma, prima che fiorisse la Grecia, il popolo tracico ha occupato vasti spazi del continente europeo e ha lasciato la sua impronta sull’intera storia.
Oltre 3000 anni fa i Traci costruivano insediamenti e città imponenti. La loro vita aveva tutta la complessità di un popolo sedentario ben definito: coltivavano alberi da frutto, la vite, i cereali, estraevano e lavoravano l’oro e l’argento e proprio la loro prosperità ha attirato le guerre che sarebbero avvenute.
L’archeologia linguistica dell’Iliade di Omero, della celebre epopea antica, testimonia in realtà che la guerra di Troia è stata una guerra tra la coalizione delle città greche contro le città traciche coalizzate attorno a Troia. Nel secondo canto dell’Iliade Omero parla molto chiaramente della presenza dei Traci a Troia come alleati dei troiani, i quali sembrano far parte del popolo tracico. Dietro al pretesto conosciuto, la guerra di Troia è stata una guerra per le risorse ed il potere, una guerra che ha avuto come obiettivo le ricchezze dei troiani. Le analisi spettrografiche effettuate nel 1941 dai ricercatori tedeschi su dei reperti scoperti da Schliemann a Troia hanno provato che la maggior parte dei manufatti erano fatti con l’oro proveniente dalle miniere dei monti Apuseni. Infatti si sa che in tutto il proprio spazio storico, geografico e spirituale i Traci hanno saputo sfruttare l’oro di tutti i massicci montuosi della zona, comprese le isole della Grecia settentrionale. Ancora oggi a Thassos si parla delle miniere d’oro che i Greci hanno trovato quando sono giunti a Thassos e che erano sfruttate dei Daci. La storia dei tesori traco-geto-dacici merita di essere raccontata, perché si estende con prove materiali per un periodo di diversi millenni. Nei monti Rhodopi della vecchia Tracia, oggi nel territorio della Bulgaria, possono ancora essere ricercate le miniere di oro dei Traci. In quel luogo i Traci hanno sfruttato l’oro per molti anni.
Nel I sec. a.C. inizia a farsi conoscere nell’antichità un grande sacerdote dacico, Deceneus, del quale Iordanes nella sua opera “Getica” dice che ha insegnato ai Daci la filosofia, la morale, la fisica, la medicina e l’astronomia, rendendoli con una mente superiore rispetto agli altri popoli. Nei monti Sureanu della Romania oggi troviamo le impronte di uno dei centri spirituali più importanti di quell’epoca, nella quale comandava Deceneus. Paragonato da molti con Stonehange, questo spazio spirituale sembra che sia il celebre Kogaion del quale ha parlato anche Strabone. Per quel che riguarda i Daci, il monte Kogaion è un riferimento straordinario. Strabone racconta che Deceneus e i suoi sacerdoti avevano una certa autonomia ed erano famosi nel mondo antico. Dopo qualche secolo Iordanes dice che i Daci conoscevano la rotazione delle stelle, la rotazione dei pianeti e sapevano di quanto la circonferenza del sole sia più grande della circonferenza della Terra. Queste cose non dovrebbero stupire. 150 anni prima Eratostene misurava con discreta precisione il raggio della Terra, osservando il Sole e la proiezione dell’ombra sul fondo di una fontana. Esistono numerosi dati che provano che in quel luogo c’era il Kogaion.
La fonte di molte leggende greche è la mitologia tracica. Il poeta iberico Marcus Martiallis dice che la pietra di Prometeo si trova nella terra dei Geti. Lo scrittore romano Flavius Vegetius dice che il Dio della Guerra è nato nella terra dei Daci, dei Mesi e dei Traci. La musica, la religione, le manifatture e la medicina traciche erano apprezzate allo stesso modo dai Greci e dai Romani. Alcuni Dei greci come Dionisio e Sabazios erano tracici. Alcune parole greche, come i nomi dacici delle piante medicinali, sono anche essi tracici, come anche alcune figure greche, come Thucydides. Probabilmente per molte persone sarebbe un shock culturale scoprire tutto ciò. Il personaggio di Orfeo, prete, iniziato e sciamano dell’antichità europea, è per definizione di origine tracica e ha avuto una grande importanza tramite il culto dei misteri che si è creato attorno a lui, che è stato perpetuato e praticato per migliaia di anni nella Grecia antica, anche dopo l’apparizione dei Cristianesimo. Altri grandi Dei del Pantheon greco, probabilmente i più rispettati dopo Zeus, erano Apollo e la Dea Artemis, i quali nella religione e nella tradizione traciche sono considerati i gemelli divini. Lo storico e geografo Strabone parla dei sacrifici portati ai Greci in onore degli Dei tracici, sottolineando al contempo che nei Traci si trova la fonte dei cerimoniali orfeici. Strabone dice anche che i riti sacri dei Greci sono stati presi in prestito dai Traci e che il luogo nel quale in antichità si rendeva onore alle muse era terra tracica. Riferendosi agli ateniesi, egli dice che essi erano disposti a prendere in prestito i riti sacri stranieri e si sono appropriati soprattutto di abitudini traciche. La cultura greca che sarebbe poi fiorita è stata quindi inizialmente fortemente influenzata da quella tracica. Quantomeno nel momento in cui i Greci hanno acquisito gli Dei e le tradizioni traciche, la cultura tracica era superiore ad essi.
Degli oltre 1.500 tumuli funerari che si trovano in Bulgaria ne sono stati studiati circa 150. Ciò che è stato scoperto al loro interno ha messo la storia antica di questi territori totalmente sotto un’altra luce. Nel frattempo le tombe dei reali Traci sono state incluse nel patrimonio UNESCO, diventando obiettivi turistici di interesse mondiale. La preoccupazione delle autorità bulgare per la ricerca e la conservazione di queste vestigia hanno permesso all’intera umanità di scoprire parte dell’universo tracico. In una tomba a Kazanlak sono state scoperte meravigliose pitture murali antiche di 2500 anni, un’espressione dell’apogeo dell’arte tracica. Osservando la cupola con cerchi concentrici, dove trovano posto diverse scene colorate, si scoprono l’universo di un mondo inaspettato, trainato dai cavalli, donne belle e una coppia regale che ascolta la musica intanto che viene servita dai sottoposti. Sicuramente queste immagini non riflettono un mondo barbaro, così come diverse volte è stato presentato il mondo tracico. Oltre allo scopo primario, di deporre i resti terreni di alcuni comandanti, le tombe traciche mostrano attraverso l’arte e i simboli utilizzati che sono allo stesso tempo templi, porte di accesso per la luce celeste. Al confine tra la vita e la morte si trovano visi luminosi di donne traciche che vegliano colui che se ne é andato.
Un’altra tomba impressionante è quella del re Seutes III che si trova a Km 15 da Kazanlak. Costruzione elaborata, con un corridoio lungo e stanze larghe, con porte di marmo e teste di Dei che mostrano il passaggio, è il luogo dove si sono scoperti tesori straordinari dell’arte tracica. La corona del re Seutes III realizzata 2500 anni fa, così come gli altri tesori tracici, dimostra un affinamento artistico straordinario. E’ stata scoperta nella sua tomba ed è sicuramente l’oggetto più spettacolare del museo di Kazanlak. La colonna di rami, foglie di quercia e ghiande d’oro è delicata ed imponente allo stesso tempo, un’opera straordinaria. A fianco ad essa si trova il viso in bronzo del re Seutes III, con lineamenti ben contornati, porta col pensiero ad un passato pieno di misteri.
Il contesto che ha permesso che tutti questi tesori fossero realizzati ad un simile livello di maestria e raffinatezza è stato creato insieme al grande regno dei Traci Odrisi. Nel VI sec. a.C. il re Terres riesce a radunare i popoli tracici del Sud del Danubio in un regno potente che si estendeva dalla Bulgaria di oggi fino alla colonia Apollonia nella vicina Grecia e fino alla zona della Dobrogea della Romania di oggi, dove i Geti, un altro popolo tracico, accettava l’unione con Odrisi. L’apogeo di questo regno è stato raggiunto nel IV sec. a.C. al tempo della dinastia del re Sitalghes. Il regno di Odrisi ha continuato a prosperare anche dotto il dominio di Seutes III. Ma durante il dominio del re precedente lo Stato di Odrisi viene conquistato nel 341 a.C. da Filippo II di Macedonia e il territorio tracico diventa una delle principali basi per il reclutamento dell’esercito di suo figlio Alessandro Magno, il più grande conquistatore dell’antichità. Al suo fianco i generali degli eserciti tracici sono arrivati lontano in Asia. Dopo 300 anni da questi avvenimenti l’imperatore romano Claudius invade il regno di Odrisi, lo scioglie e nella parte a Sud dei Balcani forma una nuova provincia imperiale con il nome di Tracia.
A quei tempi nei Balcani settentrionali il Danubio sembra che fosse stato una barriera naturale capace di separare popoli e culture. Ma in realtà le cose non sono andate così perché i popoli tracici si sono estesi molto a Nord rispetto ad esso. Anche se si sono sviluppate in un altro contesto ad una distanza di centinaia o migliaia di chilometri e se il Danubio ha tagliato lo spazio tracico, sono continuate ad esistere un’unità culturale, spirituale e linguistica. Tesori simili a quelli dei Traci del Sud del Danubio sono stati trovati anche nel territorio nei Traci del Nord. Se in Bulgaria viene stimata l’esistenza di oltre 1.500 tombe, in Romania il numero sembra superare le 5.000 tombe, la maggior parte non essendo studiate. I tumuli di Sona si trovano nel centro del Paese all’interno dell’arco carpatico. Sono otto e sei dei quali sono raggruppati in un sito principale e formano un misterioso cortile interno. Suscitano curiosità in tutti coloro che li visitano. Nessuno di questi tumuli non è stato ancora studiato a livello archeologico. Rispetto alla Bulgaria dove l’interesse delle autorità per lo spazio traco-getico è molto grande, essendo valorizzato sia dal punto di vista scientifico e sia dal punto di vista turistico, in Romania le autorità non si mostrano ugualmente interessate alla storia e al potenziale turistico enorme che hanno le vestigia traco-geto-daciche. Nonostante ciò, sono stati scoperti molti tesori appartenenti ai popoli tracici. E’ vero però che una buona parte di queste scoperte sono state fatte per caso oppure dai cercatori di tesori. Una parte del tesoro originale si trova nel Museo di Storia Nazionale di Bucarest a fianco di altri tesori tracici in argento. Lo spazio tracico Nord-danubiano è ricco di tesori d’oro e d’argento risalenti allo stesso periodo di quelli legati al regno di Odrisi, più precisamente ai secoli IV, III e II a.C. Alcuni dei reperti che si trovano al Museo di Storia Nazionale di Bucarest sono molto simili a quelli che si trovano nei musei della Bulgaria e questo fatto dimostra l’esistenza di una cultura unitaria sulle due sponde del fiume. Anche se molti dei popoli tracici non si sono mai radunati tutti sotto un’unica guida, situazione che secondo Erodoto sarebbe stata invincibile, sono riusciti a mantenere elementi comuni di identità nella diversità delle specificità locali, così come oggi scopriamo un’enorme diversità all’interno delle tradizioni e dei costumi popolari rumeni, uniti però dalla stessa spiritualità. Il trascorrere del tempo ha fatto in modo che si perdessero molte impronte delle culture antiche, mentre altre sono venute alla luce attraverso il lavoro e l’entusiasmo di alcuni ricercatori dediti.
Nella provincia di Iasi uno dei tesori d’oro geto-dacici è stato scoperto proprio nelle vicinanze del museo del sito archeologico dei Cucuteni. Un altro personaggio rimarcabile era il re geto-daco Dromichaetes che dominava sia a Nord e sia a Sud del Danubio. All’inizio del III sec. a.C. il re sconfisse per due volte Lysimach, il generale dell’esercito di Alessandro Magno, diventando anche il re della Tracia ellenica. La lezione di vita che egli ha dato al suo rivale è arrivata fino ad oggi. Anche se aveva fatto prigioniero Lysimach insieme a suo figlio e a tutto l’esercito, invece di ucciderli, egli ha invitato tutti ad una festa e sono stati serviti con vasi e coppe d’oro, mentre Dromichaetes e la sua nobiltà hanno mangiato in vasi di argilla. Il messaggio è stato compreso da Lysimach, il quale dopo la liberazione ha restituito a Dromichaetes le città pontiche conquistate e, secondo alcune fonti, gli avrebbe anche dato sua figlia in moglie. Le spedizioni effettuate dall’esercito di Alessandro Magno a Nord del Danubio e successivamente dal suo generale Lysimach sono una dimostrazione dell’importanza militare e politica dei Traci a Nord del Danubio durante quest’epoca. Le testimonianze archeologiche scoperte nel sito archeologico di Piscu Crasani riferiscono sulla localizzazione della città di Helis, dove risiedeva il re Dromichaetes, il quale viene ricordato dalle fonti ellenistiche, romane e più tardi anche bizantine in primo luogo per il suo esempio di diplomazia politica e per il suo comportamento speciale nei confronti degli avversari fatti prigionieri, che tratta essi in modo regale e mostrando ad essi che in realtà non erano venuti per usurpare la loro povertà. Un’altra cosa rimarcabile che riguarda Dromichaetes è la sua tomba ritrovata nel 1982 in seguito ad alcune ricerche archeologiche vicino al villaggio Svesthari in Bulgaria. Entrata dal 1985 a far parte del patrimonio UNESCO, la tomba è un monumento unico della cultura traco-geto-dacica. In nessun’altra tomba traco-getica scoperta fino ad ora si trova una combinazione simile di architettura, scultura e pittura.
Fonte: Thraxus Ares.
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